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Spero sia chiaro per tutti: il batti e ribatti mediatico tra Gianni Morandi e il direttore artistico del Festival di Sanremo Gianmarco Mazzi riguarda le canzoni simbolo della storia del Belpaese da proporre in una serata della manifestazione canora dedicata ai 150 anni dell’Unità d’Italia, iniziativa che, sia chiaro, condivido e trovo molto interessante.

Vi chiederete: ma è il caso di ricordarlo? Secondo me sì, perché a volte le notizie, dopo essere state filtrate dalla sintesi della televisione all’ora di cena, rimbalzano sulla bottiglia, scivolano nel piatto, zigzagano tra i bicchieri e magari capita che all’orecchio ti arrivi una voce su una discussione fra chi vuol cantare Bella Ciao e chi gli risponde e allora anche Giovinezza, e a te, con il boccone a mezz’aria sulla forchetta, vengono in mente le dispute su cosa intonare, in pullman, durante la gita delle elementari alla Mini Italia.

Detto questo, ci si permette sommessamente di affermare che, insomma, mancano, quanto? 4 mesi? Qui vi vogliamo bene, però facciamo che ne parliamo a gennaio e che, soprattutto, ci farete una bella sorpresa regalando al pubblico una serata con tutte, ma proprio tutte tutte tutte le canzoni dei 150 dell’Unità, tutte quelle che volete? E soprattutto facciamo che se proprio non doveste tenerci aggiornati proprio tutti, tutti, tutti i giorni sulla scaletta dei brani, noi non ci offenderemmo?

(Maurizio)

agi.it

Da qualche parte, qui, avevo scritto di aver conosciuto la musica dei Calibro 35 all’ultima edizione della Fiera Internazionale del Libro di Torino. Sono una band che riproduce, fedeli alle versioni originali – non si tratta quindi di cover, badate bene – le colonne sonore dei polizieschi all’italiana degli anni 70, diventati poi dei cult movies negli anni a seguire. L’originalità sta proprio nell’esecuzione che tende a riproporre le musiche dei noir di casa nostra rendendo le stesse emozioni sonore che avevano, sì, all’epoca, ma alle quali magari non si faceva caso, in quanto troppo impegnati a seguire scene di sparatorie e inseguimenti tra tizi con le basette lunghe e, temo, anche perché quei brani, pur avendo delle loro peculiarità considerevoli, seguivano troppo velocemente il destino dei film dei quali erano l’accompagnamento musicale, catalogati come cinema non di spessore e dimenticati sugli scaffali nascosti della nostra storia cinematografica.

Un bel lavoro di valorizzazione che viaggia in parallelo, quindi, con la riscoperta delle pellicole nostrane d’azione e che ho potuto apprezzare con Calibro 35 prima e Ritornano quelli di… Calibro 35, adesso. Sapevàtevelo, ecco, io vel’ho detto.

calibro35.com

(Maurizio)

si chiede come si possa seguire una manifestazione canora che propone le migliori canzoni e i migliori artisti fuori gara.

(Maurizio)

Ammetto di non provare un grande interesse per le discussioni che ruotano intorno all’intervista rilasciata da Morgan a Max. Non mi permetto di mostrare indifferenza nei confronti delle tematiche riguardanti l’uso di droghe, sia chiaro: più terra terra, diciamo che, quando un qualsiasi argomento caldo si raffredda nel vortice delle smentite e controsmentite, dei non volevo dire questo e no invece hai detto detto questo, alla fine, insomma, mi pare lecito chiedersi quale sia l’argomento stesso della discussione.

Meno indifferente, invece, mi lascia il coro degli addetti ai lavori, quelli che prendono le distanze a prescindere, come se fossero scesi da un altro pianeta e non avessero mai vissuto all’interno del mondo dello spettacolo, dei media e della comunicazione in generale. Cosa?! Musica e droga, figurati. Robe mai viste e mai sentite.

Certe affermazioni diventano un cattivo esempio e siamo d’accordo, ma tutta la vicenda mi ricorda quando, da studente, tornavo a casa in autobus insieme a decine di persone appartenenti alle categorie più disparate. Salivano i controllori e, come per magia, sparivano tutti: colleghi studenti, lavoratori di ogni livello, casalinghe, pensionati. Alla fine la multa andava al tizio che, candidamente, restava al suo posto e ammetteva di non avere il biglietto.

(Maurizio)

Steve Jobs non fa in tempo a concludere la presentazione di un nuovo prodotto di casa Apple, che subito si scatenano le discussioni fra chi dice che si tratta dell’ennesimo segno divino della presenza del SuperUomo sulla Terra, e chi dice che in fondo non fa neanche il caffè, il tutto mentre gli esperti si rimbalzano riflessioni sulla tattilità del wrapping troppo sovraesposto in  standby con un uso cache del buffering che, effettivamente, se non sufficientemente supportato da memoria volatile, potrebbe prematurare a sinistra.

Ora, io ve lo dico: quando Jobs presentò l’ iPod, la novità in sé non era il lettore di file audio. Voglio dire, in commercio ce ne sono altri, e uno può scegliere. La novità era il lettore di file audio + il negozio virtuale di file audio + la grande capacità di cogliere e promuovere il cambiamento, così mentre Tanuzzo produttore discografico se ne stava lì, nel suo ufficio, a contare gli incassi ottenuti dall’ennesimo CD del suo pupillo, il mondo del mercato musicale iniziava a cambiare, e ora nell’ufficio vuoto di Tanuzzo c’è solo un telefono che squilla su una cassa di legno.

La novità dell’iPad non sarà l’iPad in sè, ma l’iPad + il mercato virtuale dei libri + la grande capacità di cogliere e promuovere il cambiamento, così mentre Tanuzzo editore se ne starà lì, nel suo ufficio, a contare gli incassi dall’ennesimo successo letterario del suo pupillo, il mondo dell’editoria cambierà e, a prescindere da quanto l’iPad sarà migliore o peggiore di altri oggetti tecnologici in grado di far leggere libri, o da quante altre cose saprà fare oltre a far leggere i libri, tra qualche anno nei negozi che vendevano i libri di Tanuzzo editore ci saranno le balle di fieno che rotolano tra scaffali impolverati

(Maurizio)

Ve lo ripeto. L’avevo già scritto, ma ve lo ripeto: radiofonici – certi radiofonici – guardate che le notizie curiose che racconterete, oggi, sulla coppia che fa sesso nel parcheggio di un qualsiasi luogo pubblico, sul salame più lungo del mondo e sui sondaggi rosa, noi le abbiamo già lette sui siti internet almeno il giorno prima.

Quel minuto che vi danno per dire qualcosa ogni tre canzoni, tra il meteo e il traffico, tra il GR e il disco vecchio vecchio uao uao uaooo, cercate di spenderlo per raccontarci cose che non sappiamo già.

E’ un teorema: mentre stai ascoltando la tua radio preferita, il sintonizzatore sfuma verso la frequenza della radio della nonna.

Non chiedetemi quale sia il procedimento scientifico, ché tanto non ve lo saprei spiegare così al momento. Il fatto è che la mia radio preferita, qualsiasi essa sia in quel momento, riesce sempre ad essere interrotta da una di quelle emittenti che hanno le stesse immense frequenze da 35 anni, trasmettono musica che va dal ballo liscio ai grandi successi del sabato sera italiano, spot con voci urlanti di speaker che annunciano, fieri, le offerte di qualche enorme centro commerciale fuori città e conduttori che dedicano i brani alla signora Maria.

Ecco, immaginate di ascoltare, invece, il vostro giornale radio preferito, o il vostro approfondimento politico, culturale, scientifico preferito. Ma basta anche ascoltare il vostro programma musicale preferito. Il teorema funziona, insomma, quando state ascoltando la vostra radio preferita, e dice che l’ascolto della vostra radio preferita, giovane, moderna, culturale, è instabile e tende a stabilizzarsi verso la radio della nonna che, chissà perché, si sente perfettamente bene dal 1975. La radio. E anche la nonna, per carità.

Io credo che se il mondo dovesse veramente finire nel 2012 – ma gli scienziati già mi hanno detto che non è così – e se qualcuno the day after dovesse riuscire ad accendere un sintonizzatore ancora funzionante in Italia, troverebbe un prolungato silenzio interrotto improvvisamente da una mazurka, annunciata, con dedica, da un conduttore chiamato affettuosamente zio [qualcosa].

(Maurizio)

Avete presente l’Appuntamento, brano del 1970 cantato da Ornella Vanoni?

Ultimamente, per quelle assolute casualità che solo il destino musicale ci può riservare, mi sono passate per le mani due versioni molto belle, entrambe valorizzate da voci e arrangiamenti che le rendono alternative e non concorrenti alla canzone originale, senza tralasciare la versione cantata dalla stessa Vanoni con Carmen Consoli. Ve le consiglio:

Una è quella dei Calibro 35, con la partecipazione di Roberto dell’Era, scoperti, per mia ignoranza solo qualche mese fa, alla Fiera del Libro di Torino.

L’altra è quella di Giuliano Palma & the Bluebeaters, inserita nell’ultimo album, Combo.

ornellavanoni.it, myspace.com, tgcom.mediaset.it

(Maurizio)

In extremis, per celebrare i 20 anni dalla caduta del muro mi sono ricordato di un brano del 1981, diventato poi colonna sonora della cavalcata dell’Italia ai Mondiali di Germania del 2006.

Per quelli che come me hanno seguito l’evento su Radio Deejay, ovviamente. 🙂

Garbo – A Berlino… va bene

 

(Maurizio)

Ogni tanto, in diverse ere geologiche della mia vita, mi è capitato di avere una passione musicale. Una di quelle robe lì per le quali compri il disco di uno, ti piace, e quando scopri che di uno è uscito un nuovo album, ti fiondi nel negozio di dischi a comprarlo.

E non li devo elencare io, gli indizi che quantificano l’età di tali accadimenti.

Insomma, tutto questo per scrivere che da anni non mi interessavo di nuovi album che devo assolutamente avere in quanto nuovi album di cantanti/gruppi che hanno prodotto altri album che avevo già comprato.

Succederà con Mario Biondi e If, suo ultimo lavoro. Mario Biondi è la voce, Stephen King è la scrittura: del secondo leggerei anche una raccolta di vecchi post it attaccati al frigorifero come il primo lo ascolterei cantare un qualsiasi elenco di fermate della metropolitana scelto a caso.

Positivo, per noi, che un artista dal respiro internazionale sia nato e produca in Italia. Voce potente, accompagnamenti musicali vellutati e un’onestà intellettuale non indifferente, a rendere trasparente la forma con grande vantaggio della sostanza, che di questi tempi è cosa preziosa, nell’universo musicale.

In bocca al lupo.

(Maurizio)