Da un po’ di tempo, fermo con piacere il manopolone della Tivoli su Radio Tre. Ora, diciamolo subito, qui, fra noi irradiati: non sono un esperto di musica classica e, volendo, neanche di raffinate letture, quindi non vi venderò niente, non urlerò ehi, ma qui c’è la cultura! e non farò la parte di quello che si riempie la bocca tanto per elevarsi sugli altri grazie a sgabelli di aria fritta. Contemporaneamente, non posso neanche fingere di essere capitato lì per caso con il sintonizzatore (Ma dai?! E come si chiama questa radio?).
Però, però, però, il punto è proprio questo.
Se una radio che trasmette e spiega la classica, che ti fa sentire i libri, le storie, la scienza e il cinema, riesce ad attirare anche la mia attenzione di omo cor pensiero fisso d’a radio commerciale, vuol dire che è riuscita a divulgare, cioè spiegare temi e argomenti che altrimenti rischierebbero di impreziosire il bagaglio culturale di una porzione ristretta della società.
[Divulgare? Ma come scrivi?]
Lascia fare a me che studio legge.
[Ma non era medicina?]
Ma che differenza fa?! (1)
Ecco, ora, io non so se le tasse siano una cosa bellissima – non le ho mai viste, ci scriviamo e basta – però pagare di tasca propria per finanziare una radio che trasmette valori utili alla nostra crescita, e soprattutto pagare un media romantico come la radio per divulgare, per trasmettere interviste che non si interrompono dopo 90 secondi, ma che consentono all’ospite di dire ciò che deve dire e che al limite lasciano spazio, tra una domanda e l’altra, al brano musicale che non ti aspetti – al quale magari non ti abituerai, ma che almeno non disturba l’ascolto – con poche e brevi interruzioni pubblicitarie, credo che sia una definizione utile di servizio pubblico, un servizio pubblico che funziona come tutti i servizi pubblici di tutto il mondo dovrebbero funzionare: io ti do dei soldi, e tu, con quei soldi, produci un bene condivisibile da tutti, importante per la crescita e l’educazione della nostra società, che magari trova poco spazio in altre realtà.
Dopo l’esordio di Virgin Radio, noi de I(r)Radiati ripetiamo il rito dei complimenti, rivolti, questa volta, a Radio Tre e ai suoi oltre 2.000.000 di fedeli ascoltatori.
PS. Per chi volesse commentare questo post: come avrete capito, noi irradiati siamo tanto bboni, dolci e affettuosi, e per questo motivo andiamo in pace. Commenti del tipo sì ma in Italia la RAI è bla bla bla, sì ma le tasse bibbibbì, sì ma quel programma di tizio sarà mica un programma, schifu, bruttu bruttu bruttu, nomi e cognomi vari e sfoghi da forum di quarta categoria saranno inesorabilmente frizzati.
[Vuoi cambiare il sistema? Non ce la farai mai]
E allora? Era forse finita quando i tedeschi bombardarono Pearl Harbour? (2)
(1) e (2) A chi indovinerà il titolo del film andrà in premio tanta simpatia. No, no, fermi. So che è facile, e bravi. Dovrete scrivermi titolo del film, attori, e una breve sintesi delle due scene.
(Morris)
Inutile dire che il film(one) era Animal House, e quella frase urlata da John Belushi mi accompagna da sempre come un punto saldo della mia cultura.
Per il resto Rai3 è davvero una gran radio, di livello contenutistico molto molto alto (e lo dice uno che ama poco la classica). E’ anche chiaro che una radio così fa il vuoto di mercato, nel senso che assorbe completamente il bacino d’utenza possibile.
Parzialmente d’accordo, Giacomo, nel senso che la cultura potrebbe anche essere proposta in termini un pelo più ‘commerciali’, e allora forse – ma è una mia opinione, quasi una sfida – potrebbe anche esserci spazio per una radio privata così.
Su Animal House: nononono. Mi dovete raccontare – almeno brrrrrevemende – le due scene.
Animal House, con John Belushi e tra gli altri pure un giovanissimo Kevin Pancetta! La prima scena è quando i Delta si difendono dal processo dei fighetti, la seconda quando nel finale reagiscono alla sospensione da parte del preside. Ho vinto quacchecossa?
Scherzi a parte, anch’io da alcuni mesi seguo assiudamente Radio 3. Alcune trasmissioni, come Prima pagina e Fahrenheit, sono parecchio azzeccate, soprattutto per quanto riguarda l’interazione con gli ascoltatori, che non si limita al trito “grazie per averci chiamato”.
L’unico neo è forse una scarsa apertura alla rete. Sono poche le trasmissioni ad avere un podcast specifico, e la maggior parte di esse rientra in unico feed, gran calderone che include di tutte le trasmissioni. Anche perché chissà se l’ascoltatore medio di Radio 3 sa che cos’è un podcast…
Tanta simpatia per Preeve.
Uhm, non se sia poi così utile sapere cos’è un podcast. Poi ne riparleremo in un altro post.
Vale se riscrivo quello che (su Animal House) hanno scritto i precedenti, illustri ospiti? Posso avere anch’io danda simpadia?
Sul terzo canale della radiofonia pubblica italiana, negli ultimi anni ha subito un fortissimo processo di svecchiamento, aprendosi a nuovi generi, anche musicali. Non solo classica, dunque, e questo può renderla più appetibile anche per chi non passa i sabato sera nei salotti letterari dell’intellighenzia di casa nostra. Ben venga dunque, a grattare un pò delle nostre croste.
Be’, ma se non sbaglio hanno il “Podcast della Settimana”, ovvero la trasmissione più interessante della settimana non in podcast, votata dagli utenti del forum di Radio3, ed eccezionalmente messa in un podcast apposito. E poi, sempre sul forum, trovate scambi di registrazioni meravigliose… 🙂
Monos: tanta simpatia anche a te. Francesco, dobbiamo ordinare altra simpatia. Io andrei giù con il barattolone da 10 kg.
Come ho scritto – o cercato di scrivere – a me piace perchè non ha mezze misure, (un po’ come noi quando regaliamo affetto e simpatia :)): quando trasmette teatro, trasmette tanto teatro, quando trasmette classica, trasmette tanta classica, quando trasmette approfondimenti, trasmette lunghi approfondimenti, ecc.
p.s. non c’entra niente, ma ricordatemi che devo scrivere un post sulla pubblicità alla radio.
(Morris)
[…] Tre mi ero già espresso. E’ rimasta l’unica radio nazionale a trasmettere cultura. Sarà un’idea un […]
ascolto solo radio3, e anche radio24, ma non è questione di numeri (non ascolto radio 105, per esempio). penso che radio3 potrebbe fare anche meglio di così, per esempio io faccio teatro e la cultura teatrale che ha radio3 non è minimamente paragonabile a quella musicale, e spesso prendono dei granchi, parlando di teatro. poi penso a cosa c’è aldifuori dei 99.8 Mhz (o 95.5) e prego che almeno radio3 continui, parecchio (almeno per gli 80 anni di vita che mi restano).