Archivi per la categoria: E’ aperto il dibattito!

Ne parlavamo più di tre anni. Ora RTL lo fa. Quando attiveranno un servizio simile le altre radio (nazionali)? Attendiamo fiduciosi.

(francesco)

 

A proposito della vicenda di Radio L’Aquila 1, l’emittente che, dopo aver interrotto le trasmissioni a causa dei danni subiti dal violentissimo sisma che ha colpito l’Abruzzo, ha ripreso a irradiare il proprio segnale grazie anche ad una notevole e ammirevole catena di solidarietà, mi è sorto un dubbio spontaneo: ma gli addetti ai lavori, i tenutari di siti specializzati e gli appassionati del mezzo che tanto hanno scritto e detto di questa vicenda, non sono quegli addetti ai lavori, quei tenutari di siti specializzati e quegli appassionati del mezzo che assistono con una certa indifferenza alla scomparsa di tante radio locali, acquistate dalle radio nazionali per diventare, che so, la quarta frequenza di Grande Network in Quella città lì? 

Quante sono le città che, per particolari condizioni geografiche, avrebbero bisogno di un media locale pronto a comunicare durante le emergenze? E quante di queste città ce l’avevano, un media locale pronto a comunicare durante le emergenze, e che probabilmente le avrebbe anche comunicate, quelle emergenze, se non fosse arrivata la Radio Sbrandani Power National di turno a portarsi via dipoli e trasmettitori? 

E allora, mi dico, di che parliamo?

update: per dire, il 30 aprile chiude Radio Adamello. 

(Maurizio)

vaol.it

Diciamocelo subito, pronti via: io credo che, concluso il Festival di Sanremo, riuscire a non trasmettere le canzoni del Festival di Sanremo, in un mare di frequenze che passano tutto il passabile del Festival di Sanremo 24 ore su 24, sia una scelta radiofonicamente onesta e coraggiosa, quindi non vedo cosa ci sia di così grave se il direttore e conduttore di una delle radio più importanti d’Italia (Linus) decide di non trasmettere nel suo programma il brano vincitore del Festival. 

Come al solito, scartando il batti e ribatti mediatico su chi ha detto che cosa (qui un articolo di Leggo(*), qui un post di Linus), scartando le polemiche scatenate sul web da chi ha capito che alzare polvere alimenta i contatori – perché anche alla blogosfera je piace la zuffa – e scartando gli aspetti più tecnici sul reale valore delle canzoni di Sanremo, resta un’unica, immensa, domanda: ma che ce ne fotte a noi? 

La prendo un po’ larga.

Io certi ascoltatori li adoro. Sul serio. Ti fanno concludere che in Italia è difficile non buttarla in caciara. Se il conduttore dice X, si lamentano perché volevano sentire Y, se il conduttore dice Y, si lamentano perché volevano sentire X, se passano le canzoni di Sanremo, si lamentano perché passano le canzoni di Sanremo, se non passano le canzoni di Sanremo, si lamentano perché non passano le canzoni di Sanremo. L’etere è un immenso sportello reclami. 

In tutto questo, come spesso succede, la soluzione la trova quello che dice oh, basta. Adesso si fa così, a prescindere dalla bontà della soluzione trovata. E allora apprezzo l’outing di Linus, la volontà di dire si fa così, perché è quello che deve fare un direttore, senza dimenticare che, a differenza di altri, ha pure  spiegato pubblicamente i motivi che lo hanno spinto a prendere tale scelta. Come al solito, mi piacerebbe trovare altri casi simili. 

Peggio di uno che dice pubblicamente si fa così, e vi spiego perc, c’è solo uno che fa così senza spiegare niente al pubblico, come spesso succede in molte altre realtà radiofoniche italiane. Pur considerando che non è tenuto a spiegare niente, ovviamente. 

Peggio di uno che dice pubblicamente non ho niente contro questo cantante, ma non lo passo nel mio programma (o nella radio che dirigo) per questo, quello e quell’altro, è chi dice di passare le canzoni di quel cantante sghignazzandosela in privato coi colleghi su ‘sto cane morto che diamo in pasto ai babbioni. E chi si scandalizza tanto, come al solito, non è del ramo, o quel ramo non lo ha mai frequentato. 

Peggio di chi prende delle decisioni senza ascoltare il pubblico, è chi lascia decidere il pubblico perché non sa prendere delle decisioni, perché la radio la fate voi, oggi decidete voi, scegliete voi l’argomento, e così via. E allora non fare il direttore. 

L’ipocrisia, come al solito, è molto peggio. Quella che gli addetti ai lavori, nelle loro schede di presentazione sui siti delle radio in cui lavorano, dicono di odiare tanto, oltre alla guerra, alla povertà e alla fame nel mondo. 

(*) Radio DJ si scrive Radio Deejay, e Linus non fa più il DJ, credo, da una decina d’anni. Tra l’altro, non mi stancherò mai di ricordare agli amici dell’informazione che il signore che parla davanti a un microfono è il conduttore, mentre il DJ mette la musica in discoteca. 

(Maurizio)

 leggo.it, linus.blog.deejay.it

Comunicazione di servizio: qualcuno può spiegarmi com’è nata Deejay FM?

(francesco)

Riceviamo e (con sollievo) pubblichiamo:

“Oggi pomeriggio, alle 14h00, si è conclusa la nostra campagna. Il CdA dell’Università di Siena ha prolungato di sei mesi la convenzione con Radiocecinauno S.r.l.

Grazie a voi, potremo sfruttare questo tempo per dare il via ad un nuovo ciclo, e per chiudere definitivamente due anni davvero difficili della storia di FdF 99,40 Mhz, la prima radio universitaria italiana.
Una storia in divenire…

Grazie a tutti,
di Cuore

il team di…

Di seguito il testo della mail da mandare al Rettore (rettore@unisi.it). Mettete in copia save.fdf@gmail.com e indicate come subject “Io sostengo FDF on air”.

Illustrissimo Rettore,

Radio FdF nel tempo si è radicata nella comunità studentesca e nel tessuto cittadino. E’ uno strumento di espressione delle anime culturali della vasta comunità studentesca senese e di comunicazione dell’immagine dell’Università, un patrimonio di esperienze che dialoga con la città, le sue istituzioni, la sua società civile ed è, non ultimo, un luogo di formazione professionale. E ancora, è una radio di servizio, per gli studenti e per la città.

Le parole e la musica via etere di Radio FdF hanno scandito per otto anni il ritmo di vita di migliaia di studenti, lavoratori, anziani, casalinghe. Radio FdF è nelle auto dei genitori che portano a scuola i bambini, nei bar dove gli studenti fanno colazione, nelle osterie dove i turisti mangiano, nelle case in affitto di studenti e lavoratori fuori sede, negli uffici pubblici e nelle lunghe giornate degli anziani. Radio FdF può crescere ancora molto, ma può farlo solo mantenendo la frequenza via etere. Solo così potremo continuare ad ascoltarla ovunque, in pubblico e in privato.

Solo così può continuare ad essere una radio comunitaria.

Per questi motivi:

Sosteniamo la campagna FdF on air e

Le chiediamo che

Radio FdF 99.40 Mhz mantenga la propria frequenza via etere.”

Info: www.savefdf.tk

Blog delle mail ricevute dal Rettore: http://savefdf.blogspot.com

(francesco)

P.S. Ecco chi ne parla (elenco in continuo aggiornamento):

 

Sembra proprio che la prima radio universitaria italiana ad aprire sia anche la prima a chiudere…

Riceviamo e (con preoccupazione) pubblichiamo:

Facoltà di Frequenza FM 99,4 Mhz, la prima radio universitaria italiana, rischia la chiusura a partire dal primo luglio prossimo.
L’Università non ha intenzione di rinnovare la convenzione con Radiocecinauno s.r.l. per la concessione delle frequenze.
A livello pratico, ciò significa non solo l’interruzione delle trasmissioni on Air per la zona di Siena e dintorni, ma l’impossibilità di continuare a trasmettere tout court, dato che tutta l’attrezzatura tecnica che utilizziamo è di proprietà del titolare della frequenza.
Dopo 8 anni, 2.757 giorni, 66.168 ore di trasmissione, rischia così di scomparire uno degli esperimenti radiofonici più liberi e interessanti di questi ultimi anni.
Chiediamo a tutti di far sentire la propria voce, diffondendo la notizia, inoltrando il nostro appello e aderendo alla campagna di sensibilizzazione e di supporto.

MySpace: http://www.myspace.com/savefdf

Per far sentire la propria voce a Silvano Focardi, rettore di Siena:

rettore@unisi.it – segr_rettore@unisi.it

Per ascoltare FdF in diretta: http://192.167.125.33:8000/listen.pls

(francesco)

Quando ero ggiovine non ci facevo caso. Ora che non sono più ggiovine (ma neanche da buttare via, diciamo) ci faccio caso. Eccheccaso, uff. 

Perchè le radio locali che iniziavano l’espansione in tutto il territorio diventavano network? 

Fermi tutti! Prima di interrogare i traduttori, sappiate che io so. Cioè, qualche idea me la sono fatta. 

In italiano network viene tradotto in rete, cioè qualcosa che, con una certa maglia, copre tutto il territorio. Primo. Mah. 

Secondo. Forse era legato agli splittaggi pubblicitari – tecnica attraverso la quale in diverse zone d’Italia, contemporaneamente, si trasmettevano pubblicità locali diverse – e quindi essere network assumeva anche un significato commerciale. Boh. 

Terzo. Perchè siamo troppo uotsammerega dentro e, ai tempi, le radio ricevevano molti impulsi dagli Stati Uniti, quindi radio locale che diventava nazionale doveva chiamarsi radio locale network

Finita l’era uotsammerega, radio locale network è tornata radio locale oppure radio [acronimo di radio locale]

Altro? 

[Perchè usi le mie parentesi?]

Così. 

[Mi tocchi nel privato]

A parte il fatto che, mi ‘tocchi nel privato’ suona brutto, comunque tu ci hai mai lavorato nel privato, perchè lì vogliono risultati sai?

Forza, chi indovina il titolo del film avrà tanta speranza offerta da I(r)Radiati. 

(Morris)

Qual è quel celebre brano disco degli anni ’70 (così celebre che manco mi ricordo il titolo) le cui 6 note iniziali sono identiche sputate alle 6 note iniziali della sigla del TG1?

***UPDATE***

Il signor RadioWaves ci ha azzeccato. Clap, clap. Può passare a ritirare il premio. Per info telefonare Morris. Astenersi perditempo.

(francesco)

Perchè No woman no cry di Bob Marley e Live is Life degli Opus vengono messi nelle playlist radiofoniche solo in versione live

(francesco)